lunedì 28 gennaio 2013

Meneghin indica il modello Gallinari

 L'autorevole apparizione di Dino Meneghin al raduno di avviamento tecnico federale riservato ai giocatori del 1999 di Emilia, Friuli, Liguria, Lombardia, Piemnte, Toscana, Trentino, Valle d'Aosta e Veneto, organizzato da mercoledì scorso a ieri al "Campus" regala anche l'opportunità di un contatto diretto con il "monumento" del basket italiano: 28 stagioni da giocatore professionista nelle quali ha vinto più volte di tutto, gli ultimi quattro anni passati sulla poltrona di presidente della Fip. Meneghin osserva attentamente le evoluzioni dei giovani talenti sul parquet: «I tecnici federali pongono attenzione sul lavoro tecnico e la preparazione fisica dando un importante punto di riferimento ai ragazzi e tanta considerazione all'attività delle varie società». Il suo pensiero appare chiaro dai consigli rivolti direttamente ai ragazzi in una pausa della seduta: «Voi rappresentate il futuro. Ho giocato tanti anni da professionista, se ce l'ho fatta io potete farcela anche voi. Dovete allenare il vostro talento, ascoltare quanto dice l'allenatore e organizzare bene la giornata fra le varie attività di studio e divertimento. C'è tempo per tutto, non buttate il tempo per non perdere di vista la vostra passione per il basket: chiamate un amico e con un pallone andate a giocare, all'oratorio o in altri campi. Si impara sempre anche guardando cosa fanno i giocatori alla tv. Per diventare buoni giocatori servono gambe, testa e, soprattutto, cuore: senza entusiasmo e passione non si combina niente neanche fuori dal basket». Voglia, sudore e dedizione: i fattori che hanno accompagnato la vita sportiva di Dino Meneghin: «Ho cominciato a 13 anni, ai tempi non esisteva il Minibasket. Questi ragazzi hanno 6 anni di basket in più rispetto a me e ai giocatori delle mia età. L'organizzazione è pure differente, la tecnica migliore, gli allenatori più preparati. I giovani che vediamo in questo raduno sono ovviamente da plasmare, ma hanno qualità tecnico-atletiche di un certo livello». Lo scambio di battute tra Meneghin e Franco Curioni, con l'intervento di Gianmario Lanzoni -altro pioniere del basket lodigiano, riporta alla "palla al cesto" di tanti anni fa, con la Sifcamina a scaldare mani e muscoli. «Allora si spalava davvero le neve per giocare all'aperto {Curioni annuisce, ndr) - ricorda Meneghin -. Una delle prime gare giovanili la disputai sotto Nico Messina a Cairate, fuori Varese, in un campo all'aperto, in pieno inverno. Mio papà venne con la 124 ospitando chi non giocava: quando il coach chiamava il cambio, si apriva la portiera e si usciva a giocare. Farlo ora? I genitori ci denunciano, come minimo...». Il raduno può essere visto in prospettiva Nazionale? «È un po' presto fare simili discorsi. Più importante far vedere ai ragazzi certi aspetti da riprendere nei loro allenamenti di club con i loro amici e coach. I risultati si vedono solo nel tempo: puntare di più sui giovani è il discorso fatto in Fip negli ultimi anni culminato nella ristrutturazione dei campionati». Un discorso seguito da tempo all'Assigeco: «Complimenti a Franco Curioni che continua a curare il vivaio anche in momenti economici difficili». Dal "Campus" del resto è uscito Danilo Gallinari: «È arrivato ad alto livello grazie al talento e al grande lavoro fatto supportato da due genitori super. È un leader, capace di mettersi a disposizione della squadra, bravo pure fuori dal campo: mai una parola sbagliata o contro qualcuno. In sintesi: si merita quello che sta ottenendo». Conta anche per la Nazionale: «Danilo non fa il divo Nba ma sgobba davanti a tutti e si mette al servizio degli altri come facevano i grandi giocatori come McAdoo, Carroll, Premier o Bisson e Zanatta: tutta gente che è stata ai vertici per anni con continuità». Parola di Dino Meneghin, che è nel board di Fiba Europe fino al 2014 e cura i rapporti internazionali per la Fip, passato dal "Campus" alla riunione di ieri a Londra.

Da "Il Cittadino" del 28 Gennaio 2013.

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