Inizia la corsa al titolo Nba e per laprima volta c'è pure il milanese, con Denver Leaving New York never easy cantavano i REM, ma per Danilo Gallinari il distacco dalla Grande Mela è stato meno complicato del previsto. Se è vero che dallo scambio tra New York e Denver (identificato soprattutto con il trasferimento di Carmelo Anthony ai Knicks) la squadra di D'Antoni non ha superato il 50% di vittorie, mentre Denver ha festeggiato la qualificazione ai playoff^sbancando il campo dei Los Angeles Lakers con 22 punti di Gallinari. «Quel giorno abbiamo lanciato un messaggio importante sul nostro valore» dice il 22enne, che nella notte debutta nei playoff Nba ad Oklahoma City. Anticipato da Marco Belineìli, che con New Orleans è a Los Angeles (ore 21.30, SportItalia2) contro i Lakers dell'ultima cavalcata di coach Phil Jackson. E' la sua prima nei playoff NBA. Emozionato? «Sono soprattutto carico, per fortuna il problema alla caviglia destra occorso una settimana fa non è serio. Sono pronto per una serie difficile: Oklahoma City è una squadra tosta, ha l'energia e l'aggressività della squadra emergente, ha una panchina lunga, caratteristiche da squadra pericolosa nei playoff E poi Durant fa la differenza, non ha punti deboli in attacco: è alto, ha braccia lunghe e mille soluzioni per fare canestro. E' stato capocannoniere negli ultimi due anni, non è un caso...». Denver appare rigenerata, la cessione di Anthony sembra aver riacceso coach Karl «Dopo lo scambio ha ritrovato entusiasmo, mi ha subito dato grande fiducia, anche grazie a lui mi sono inserito molto bene. Mi chiede di attaccare il canestro e guadagnare falli. Ha concetti diversi rispetto a Mike D'Antoni». Capitolo-New York. Per mesi ha dovuto convivere con le voci di un arrivo di Anthony, ha rancori verso qualcuno per quella situazione? «Assolutamente no. Non è stato Vivere in Colorado, dopo la Grande Mela, è stato come traslocare da Milano a Lodi., però Denver mi piace facile cambiare squadra e realtà in corsa, ma è stato meno complicato del previsto. Fa parte di questo lavoro e di questo mondo, e de- vi essere capace di chiudere un rapporto e aprirne subito un altro. E con la cessione a Denver posso dire di essere caduto in piedi: è una squadra con un bilancio vittorie-sconfitte migliore rispetto ai Knicks (Denver 50 vittorie, New York 42). AHa fine è stato un cambiamento positivo». Controlla i risultati dei Knicks con particolare attenzione? «No, li guardo come quelli delle altre squadre. Anzi, di recente, per motivi di classifica ho seguito soprattutto i risultati ad ovest. Sui Knicks mi aggiornano gli amici con cui sono in contatto: persone dello staff, come fisioterapisti e medici, e il pivot Ronny Turiaf». Le manca New York? «Il passaggio New York-Denver è un po' come Milano-Lodi, Denver è ovviamente meno caotica, ma mi piace. Vìvo poco fuori dal centro, e sto conoscendo una realtà in cui tutto è più a misura d'uomo». A fine stagione è attesa la serrata, il sindacato giocatori (che a breve riceverà la proposta di contratto dalla Lega) sta fornendo consigli su come vivere senza giocare né ricevere lo stipendio? «I consigli sono utili, ma sono gli stessi insegnamenti avuti dai miei genitori. Sono convinto che la serrata spaventi parecchie persone, anche se magari non traspare». Vincolato con Denver fino al 2012, chiederà la possibilità di allenarsi con un club italiano? «Dipende da quanto durerà la serrata. Ora penso ai playoff e ad un'estate in cui la mia testa sarà sulla Nazionale e sugli Europei. Sarò attivo da luglio a settembre in azzurro, quindi non arriverò fuori forma a fine estate, a quel punto valuteremo la situazione nella Nba». Qual è l'attesa legata all'esordio in azzurro in una competizione internazionale? «Partiamo senza obiettivi particolari, e sottolineo che ci sarà tanto da lavorare, anche se Bargnani ha vissuto un'annata individualmente importante, e Belinelli è arrivato ai playoff ricoprendo un ruolo di rilievo a New Orleans. Tornare in Italia in caso di serrata Nba? Da luglio a settembre penserò solo alla Nazionale e agli Europei, poi vedremo cosa succederà negli Usa. In Europa ci sono tante nazionali forti, e noi non abbiamo ancora giocato insieme... vedremo come nascerà il nostro percorso». La incuriosisce lavorare con Simone Pianigiani? «Si, anche se ci conosciamo da una vita. Siamo cresciuti da avversari in ambito giovanile, io da giocatore, lui da allenatore. Poi ri siamo sfidati anche a livello senior, e comunque ha sempre vinto lui. Adesso vorrei iniziare a vincere qualcosa insieme a lui». Infine, chi vince il titolo NBA? «Denver... No, quest'anno è impossibile fare pronostici, c'è troppo equilibrio».
Da "Il Corriere dello Sport - Edizione Nazionale" del 17 Aprile 2011
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