giovedì 10 marzo 2011

Marzorati vota il "Gallo": «Andare a Denver spiace, ma gli toglierà pressione»

Lex play di Cantù, ora presidente del Coni lombardo ln visita a Lodi, ha rilasciato un'intervista ln esclusiva al "Cittadino'' Marzorati vota il "Gallo": «Andare a Denver spiace, ma gli toglierà pressione»
«L'Assigeco sta cercando un suo ruolo in LegaDue, può salire ancora come Cremona ma serve un investimento consistente» LODI La vita di Pierluigi Marzo-rati è tutta una "tripla". Cinquantotto anni, di cui ventidue di gloriosa carriera tra Cantù e Nazionale (con un argento olimpico, un titolo europeo e il record tuttora imbattuto di 278 presenze). L'icona canturina del basket, che ha chiuso la carriera nel 1991 salvo rientrare per due minuti nel 2006 («Ho badato a preservare la salute, a 54 anni non si sa mai») per festeggiare il 70esimo della sua Cantù, con cui ha vinto in carriera due scudetti, due Coppe dei Campioni, quattro Coppe Korac, quattro Coppe delle Coppe e due Coppe Intercontinentali. Oggi è anche un ingegnere civile con l'occhio clinico per l'impiantistica e un personaggio di spicco nella politica sportiva locale con la presidenza del Coni regionale. Il "Cittadino" lo ha incontrato al "Mon Amour", dove ha partecipato (con Igor Cassina) all'incontro organizzato dall'Azione cattolica lodigiana. Marzorati ha toccato vari argomenti, dicendo la sua da esperto su Danilo Gallinari e sull'Assigeco, ma tenendo anche un occhio al portafoglio del dirigente, che nel suo nuovo ruolo è un obbligo. Parliamo di basket: lei fu avversario di Vittorio Gallinari, oggi Danilo gioca nell'Nba... «Vittorio era un gran difensore: un "duro", ma molto corretto. Danilo è invece più duttile con la palla: ha le caratteristiche per sfondare nell'Nba e credo che il suo passaggio a Denver, se da un lato possa dispiacere, dall'altro gli tolga pressioni e gli dia opportunità maggiori di mettersi in luce». Cosa pensa della squadra di punta del Lodigiano, l'Assigeco? «Della società apprezzo l'ottima programmazione a livello giovanile, la squadra sta cercando un suo ruolo in LegaDue. Le potenzialità per salire ancora di un gradino come ha fatto la vicina Cremona ci sono, ma è chiaro che servirebbe anche un investimento consistente. Un ampio budget però non è l'unico fattore a determinare il destino delle società: per fare un esempio il disimpegno della Benetton nel basket è dovuto anche ad alcuni errori commessi in passato nella cura del settore giovanile». Infine il suo ruolo più recente, quello "politico". Pochi giorni fa a Milano è stata presentata la nuova struttura del Coni, che andrà ad affiancare la sede centrale di Roma e riunirà nei suoi uffici anche tutti i comitati regionali: un segnale importante per lo sport lombardo... «La scelta di Milano non è casuale: la Lombardia infatti rappresenta un quinto delle società e degli affiliati nazionali. È un investimento non solo economico: permetterà di portare avanti maggiori sinergie, soprattutto con il mondo della scuola, un ambito cruciale per la diffusione dell'attività sportiva. Oggi il servizio militare non è più obbligatorio e gli oratori come poli di aggregazione hanno perso l'importanza di un tempo: la scuola resta di fatto l'unico passaggio obbligato per tutti i ragazzi». A proposito di decentramento: qual è il vostro rapporto con i comitati olimpici provinciali come quello lodigiano? «Lavoriamo in totale accordo su parecchi temi. Da quando mi sono insediato ho spinto perché si progredisse nella comunicazione, ma il ruolo fondamentale dei comitati territoriali e delle società sportive resta invariato». Gli impianti non sono purtroppo un vanto per lo sport lombardo... «Forse in passato si è tergiversato troppo in parecchie situazioni. Purtroppo i primi tagli delle amministrazioni comunali investono sempre lo sport, nonostante sia innegabile il suo valore sociale. Gli impianti del futuro dovranno essere basati su gestibilità e tornaconto economico: si dovrà lavorare in chiave di eco-sostenibilità e di risparmio energetico, come precettano le direttive europee».

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